Il ruolo della donna nella gelateria italiana in Germania

di Annalisa Carnio

Con questa relazione desidero fare una presentazione del ruolo e dell’immagine della donna nella gelateria italiana in Germania da un secolo a questa parte.
Mi scuso fin d’ora se questa presentazione non dà delle informazioni più esaurienti, ma non esiste una bibliografia storico-sociale su questa materia. Mi sono documentata sulle poche fonti letterarie e storiche presenti in alcuni studi e cataloghi più generici sull’emigrazione e ho fatto riferimento alle fonti “viventi”, cioè ai racconti e informazioni di Vostre colleghe e di Vostri colleghi, che gentilmente mi hanno concesso delle interviste telefoniche.
A questo proposito ringrazio la signora Evelina Toscani, Dario Olivier, Raffaela Ceol, Giorgio Cendron e Idolino Bertacco.
Ho diviso la mia relazione in 3 sezioni, per 3 periodi storici:

  1. Il periodo dall’inizio del ‘900 alla fine della seconda guerra mondiale
  2. Il periodo dagli anni ‘50 agli anni ‘80
  3. Il periodo dagli anni ’80 ad oggi.

Capitolo 1 – Periodo dall ‘inizio del 900 fino alla 2 guerra mondiale

La prima ondata di emigrazione dei gelatieri veneti verso i pasesi del Nord-Europa all’inizio del secolo scorso é caratterizzata da uno spostamento stagionale di forze lavoro maschili. Gli uomini partivano in primavera e tornavano in autunno; per la maggior parte erano venditori ambulanti di gelato.
In questa fase le donne, mogli di lavoratori stagionali, in assenza del marito si occupavano della casa, dei campi, degli animali e dei figli. Per la donna erano mesi di lavoro pesante nei campi e in montagna. Del resto il contesto sociale da cui nasce il primo ceppo dei gelatieri é prettamente rurale-contadino. E questo é il tipico ruolo della donna nel Veneto all’inizio del secolo, con il marito a casa oppure bracciante da terzi o fuori per lavoro stagionale.
Era una vita dedicata alla famiglia, alla casa, alla cura del podere e degli animali, sia si trattasse di campi in proprio oppure su contratto da mezzadria. Le uniche uscite di queste donne erano per andare a messa la domenica, un matrimonio, un battesimo, un funerale.
Tra le due guerre con l’aumento della richiesta di gelato in Germania, molti gelatieri aprono una propria bottega. Infatti tra gli anni 20 e gli anni30 ha luogo un primo boom di apertura di gelaterie e il gelato italiano diventa noto in Germania. Con l’aumentare delle richieste di licenza e di autorizzazione ad aprire una gelateria, saranno proprio le autoritá tedesche addirittura a coniare una nuova parola ufficiale „Speiseeis“.
Fino ad ora si usava in Germania la parola „Gefrorenes“.
Tra le due guerre inizia una nuova fase per la donna, moglie del gelatiere. Le donne seguono i mariti in Germania, in particolare coloro che hanno giá una gelateria o che programmano l‘apertura di una gelateria in proprio.
Aprendo un‘attivitá in proprio diventa necessaria la presenza della moglie, che si fa carico di molte incombenze in bottega e soprattutto nel retrobottega. Durante la stagione in Germania la donna si occupa della casa e appoggia il marito nell’attivitá in bottega. Essa si fará carico della preparazione dei pasti per il personale, dell’ordine e pulizia in gelateria, della vendita nelle ore di punta o quando il marito esce con il carrettino di gelato.

Capitolo 2 – Periodo della grande emigrazione dagli anni ’50 agli anni ‘80

Alla fine della seconda guerra mondiale e soprattutto negli anni ‚‘50 e ‚60 quando sempre piú gelatieri apriranno la loro gelateria in Germania, sará del tutto normale che le donne seguano i mariti. In questa grande ondata di emigrazione stagionale, si aggiungono alle famiglie giá presenti da una o piú generazioni in Germania, nuove famiglie che intraprendono questa attivitá per la prima volta, motivate dal successo di parenti, vicini di casa e dalle richieste di personale.
Il ruolo della donna in gelateria diventa il perno dell’azienda, in quanto il passaggio da una semplice attivitá di supporto all’uomo a delle competenze ben precise, pur in ombra del marito, é avvenuto a tutti gli effetti.
Ci troviamo gradualmente di fronte a imprese a conduzione familiare, in cui l’uomo riveste la carica pubblica di titolare dell’azienda, ma la donna all’interno diventa l’imprenditrice autodidatta.
Pur non avendo una scolarizzazione base, la donna si fa carico dell’organizzazione dell‘attivitá, del personale con turni, degli alloggi, die pasti, del servizio e anche della cassa.
L’uomo si ritira si ritira sempre di piú nel laboratorio, spazio prettamente maschile, dove segue con impegno ed esperienza la produzione di gelato. E‘ necessario qui ricordare che questa predominanza maschile nella produzione del gelato era dettata anche da esigenze fisiche in quanto nella produzione artigianale la forza di braccia maschili era insostituibile (pensate al lavoro di pale, al trasporto di sacchi di zucchero, ai pacchi di ingredienti, etc.)
La donna é invece la padrona di una casa ampiata che é la gelateria ed é lei a controllare tutto. Questa predisposizione a un controllo anche delle finanze (pur non avendo una scolarizzazione di base o anche una qualsiasi preparazione economica) é tipica ancora una volta del retaggio rurale veneto, perché le donne in Veneto hanno sempre fatto i conti in casa e controllato i cordoni della borsa.
Nonostante questo sviluppo di funzioni e poteri all’interno dell’azienda familiare, la donna non assume a pieno titolo una funzione pubblica ben definita. E‘ sempre il marito che svolge ufficialmente il pieno ruolo di imprenditore e gelatiere.
Il risvolto piú amaro di questa situazione è il dato di fatto che tutto questo lavoro non é mai stato retribuito in modo corretto: poca o niente retribuzione, pochi contributi o addirittura nulla. In nome dell’azienda di famiglia, intestata al marito si risparmiava a spese delle donne. E qui non mi inoltro nella problematica della retribuzione delle donne dipendenti.
Torniamo ora al ruolo della donna, moglie del titolare.
All’interno della gelateria, della casa con annessi gli alloggi del personale, la donna ricrea un „mondo“ perfetto sul modello della famiglia veneta.
E‘ un microcosmo a tutti gli effetti funzionante e perfetto nella gestione dell‘azienda familiare, ma é un microcosmo artificiale, isolato come una bolla di sapone dal contesto sociale in Germania.
Gli orari massacranti di lavoro, sette giorni la settimana ininterrottamente per mesi e mesi durante la stagione non permettono nessun svago, nessun tempo libero e nessuna opportunitá di contatti sociali al di fuori del lavoro e della famiglia.
La donna vive nel mondo della gelateria a stretto contatto solo con il marito e il personale. I contatti con i famigliari in Italia si concentrano durante il soggiorno invernale. L’apprendimento della lingua tedesca si limita quindi al vocabolario necessario alla vendita.
La donna a pieno titolo parte essenziale della gelateria, sacrifica per l‘azienda e il marito due parti importantissime di sé :

  1. se stessa
  2. i figli

I figli vengono lasciati dai nonni, zii e parenti in Italia e vanno a scuola nei collegi. Proprio in questi anni nascono nel Veneto istituzioni tipo: Oratorio di Sant’Antonio, Collegio Dante a Vittorio Veneto, Collegio dell’Immacolata a Belluno, Internato delle Suore a Zoldo.
I ragazzi vedono i genitori d’inverno e vanno da loro durante le vacanze estive.
Sono rare le donne in questo periodo che diventano imprenditrici a tutti gli effetti. Si tratta comunque di casi dovuti a ragioni di forza maggiore, per esempio quando una donna diventa vedova e si ritrova con i figli da mantenere e la gelateria da mandare avanti. Quindi é necessario fare il passo e registrarsi per continuare l’attivitá e poter nutrire la famiglia (vedi: Del Favero, Pierina Tonegutti).
Altri rari esempi si ritrovano nella seconda generazione, quando é una figlia a seguire le orme del padre gelatiere, in quanto mancano figli maschi nella prole. Su questo esempio abbiamo piú famiglie, soce di Uniteis, dove poi la gelateria continua a tramandarsi di figlia in figlia (vedi: Evelina Toscani).
La maggioranza delle donne nelle gelaterie vivono in questo microcosmo artificiale.
Un altro sviluppo dell‘isolazione femminile e della mancanza di rapporti sociali al di fuori della gelateria negli anni del boom del gelato in Germania sono i matrimoni dei figli di gelatieri tra di loro.
Ció é dovuto al fatto che i figli di gelatieri in generale (ragazzi e ragazze), attraverso i lunghi mesi in collegio d’inverno e attraverso i mesi in gelateria dai genitori in Germania, non possono coltivare regolarmente amicizie stabili in un luogo. Quindi anche in questo contesto familiare e aziendale legato al passaggio generazionale la gelateria funge per i suoi componeneti da fulcro sociale vitale e assoluto.
Del resto questa é la conseguenza piú naturale, che matrimoni avvengano all‘interno di uno stesso contesto sociale, di per sé isolato ma funzionante alla perfezione. E‘ un contesto sociale che garantisce protezione e continuitá.
Ci sono peró anche casi di figli di gelatieri, che sposano una donna tedesca. Si tratta di ragazzi, che spesso passando l’estate in Germania si aprono ai contati con i coetanei del luogo.
Le donne tedesche che sposano un gelatiere o un figlio di un gelatiere, portano in questa famiglia un arricchimento culturale non indifferente (soprattutto per i figli).
Allo stesso tempo esse assumono a tutti gli effetti quelle funzioni in famiglia, in casa e in negozio come le mogli italiane. Sono spesso donne bravissime, che imparano addirittura il dialetto pur di essere inserite a tutti gli effetti nella vita di famiglia e in gelateria.

Capitolo 3 – Periodo dagli anni ’80 ad oggi

Con gli anni `80 grazie alla mobilità, alla sicurezza economica e al benessere che ne deriva, anche le famiglie di gelatieri si aprono. I figli – siamo oramai nella seconda, terza generazione- vanno a scuola in Germania. La famiglia si riunifica. Sempre meno figli rimangono in Italia d’inverno per andare a scuola.
In questa fase avviene un passaggio fondamentale nell’integrazione sociale. Se i figli vanno a scuola in Germania, anche le madri sono costrette ad aprirsi a nuovi contatti e ad inserirsi in contesti ambientali al di fuori della gelateria.
Con l’apertura ad altre relazioni sociali, con la decisione a un soggiorno permanente in Germania cresce l’integrazione. Ci sono però casi anche di famiglie che già negli anni ’30, non rientravano più d’inverno (vedi : fam. Monti ad Hannover).
L’altro sviluppo di questa integrazione sociale- culturale si nota dopo un generazione e cioè con la mancanza di ricambio generazionale. I figli dei gelatieri che hanno studiato in Germania optano spesso per un altro mestiere, spaventati dagli orari di lavoro e dalla mancanza del tempo libero per buona parte dell’anno dei genitori.
Una percentuale continua però a riconoscere le potenzialità di un’azienda già avviata, anche se su un mercato sempre piú difficile.
L’essere nati in una famiglia di gelatieri certamente dà sicurezza per continuare questa attivitá.
Infatti la famiglia, che ha un ruolo fondamentale nella formazione della persona, riveste un ruolo importante anche nella formazione imprenditoriale. La presenza di ambiti familiari in cui i genitori svolgono già un’attività imprenditoriale (solitamente come titolari di piccole imprese) costituisce un forte modello di riferimento. La persona formatasi in questo contesto sociale è più portata di altre a considerare l’attività imprenditoriale come una delle possibilità lavorative e sviluppa atteggiamenti e valori che sono di apertura o comunque non diffidenti verso l’attività imprenditoriale.
E cosí al momento della scelta di lavoro, l’attività imprenditoriale (nell’azienda di famiglia o in proprio) viene comunque presa di considerazione e confrontata con le altre possibilità di lavoro.
In questo contesto sociale più recente, dove la famiglia vive insieme tutto l’anno, dove anche il benessere derivato da anni di sacrifici garantisce più opportunità per i figli dei gelatieri, anche le figlie, donne diventano imprenditrici, occupandosi in primo piano di tutta l’attività della gelateria. Magari sposano anche un gelatiere, ma il loro ruolo non è più subordinato. Un settore che rimane ancora poco femminile è la produzione vera e propria del gelato. Nonostante la donna sia spesso la titolare della gelateria, essa tende ad avere un dipendente maschio o il marito in laboratorio.
Dopo aver parlato della donna nella gelateria, desidero parlare anche se brevemente della donna all’interno di Uniteis e.V. Infatti ci sono due referenti dopo di me, che potranno parlarvi di questo aspetto dall’interno.
Cominciamo dall’inizio. Non ci sono donne tra i soci fondatori di Uniteis (1969). Nel primo elenco dei Soci, scritto a mano e di cui non abbiamo la data (probabilmente inizio anni ’70), ci sono 37 nomi di donne.
Nel 1986, uno degli anni in cui Uniteis aveva raggiunto un suo valore e numero di associati non indifferente, nell’elenco dei soci ci sono 69 nomi di donna (quindi neanche un 5%).
Questi dati non reali, perché non dobbiamo dimenticare che ci sono anche casi, in cui spesso la gelateria veniva intestata alla moglie per ragioni fiscali o altro.
Nel 2008 il numero delle donne tra i soci di Uniteis è 171; insomma quasi il 15 %. Insomma un gran passo in avanti, ma ben lontano dalla quota paritaria. L’altra parte del cielo continua ad essere nascosta dalle nuvole.
Ma Uniteis, un’associazione che è sempre stata lungimirante ha creato al suo interno il Gruppo Donne, di cui quest’anno ricorrono 10 anni dalla fondazione. Il Gruppo Donne è iniziato anche in veste soprattutto “femminile” nel senso che l’attività pubblica di questo gruppo era curare gli aspetti legati alla beneficenza. Quindi anche qui un ruolo di “mamma” allargato. Dalla famiglia attraverso la gelateria fino all’associazione. Non mi dilungo sull’attivitá del Gruppo, che certamente è piú differenziata, perché poi sia Evelina Toscani che Raffela Ceol potranno parlare in prima persona di questa esperienza.
Al termine di questa veloce puntata sul Gruppo Donne e Uniteis, desidero però ricordare che Uniteis si avvale per due funzioni pubbliche di grosso prestigio in Germania – il capo ufficio stampa e l’ufficio legale – di 2 donne. E questa fiducia da parte di 1200 uomini a 2 donne non è poco!

Questa relazione, dedicata alla storia delle donne in gelateria, é stata presentata da Annalisa Carnio nell’ambito dell‘annuale convegno “L’imprenditoria femminile nel mondo del gelato”, che si é tenuto alla 49. Mostra del Gelato Artigianale in data 02.12.2008.