Altro giro di giostra: la stagione 2015 è partita!

Primavera pazzerella, iniziata presto e proseguita poi a singhiozzo con grandi sbalzi di temperatura. Sin da marzo belle giornate di sole, calde, che si alternano a giornate fredde e piovose. A Pasqua addirittura impennate fino a 25 gradi permettendo ai gelatieri in quasi tutta la Germania di lavorare bene durante i giorni festivi, poi cadute repentine di temperatura con tutti i clienti raffreddati.

Facendo un primo bilancio della rassegna stampa, grande attenzione per il gusto dell’anno “Fragola con balsamico” con articoli a ruota. I giornali hanno parlato di questo gusto e della tendenza a sviluppare gusti con toni salati o leggermente inusuali, ma delicati ed eleganti. Purtroppo molti soci hanno grandi difficoltà a proporre il gusto dell’anno, per cui la stampa ne parla e i lettori- clienti lo cercano invano nelle loro gelaterie. Questo fatto rallenta la campagna marketing, alla base dell’iniziativa, che potrebbe a livello d’immagine far distinguere i nostri soci per es. dalla concorrenza sleale. Il gusto dell’anno non viene purtroppo recepito come iniziativa a fare squadra e distinguersi dal resto. Molti soci vedono nel gusto dell’anno quasi un’incombenza anziché riconoscerne gli effetti positivi di ritorno nell’immagine della propria gelateria. Per fortuna una minoranza di gelatieri ha capito questo messaggio e mi riporta i commenti postivi dei clienti, contenti di provare qualcosa di nuovo nella loro gelateria e confermati nella loro scelta di una gelateria seria, socia nell’associazione di categoria.

Veniamo poi a un altro tema d’interesse, quello dei gusti classici presentati in nuova forma, che poi si ricongiunge indirettamente al gusto dell’anno, che altro non è che un gusto classico per eccellenza, arricchito di una nuova nota. Il tema trends e gusti rivisitati mantiene da alcuni anni alta l’attenzione su ciò che i tedeschi prediligono. Già a marzo, a stagione appena iniziata i giornalisti vogliono conoscere le nuove tendenze e mode nel gelato, quasi a voler definire l’offerta di tutta la stagione in arrivo non appena il primo raggio di sole si annuncia. Poco interesse invece, nonostante il comunicato stampa, per la giornata europea del gelato artigianale alla data del 24 marzo, in quanto non ci sono state quasi iniziative da parte delle gelaterie per attirare il pubblico ricordando questa giornata e l’importanza del gelato artigianale. Solitamente la stampa, in particolare quella locale, riporta volentieri iniziative legate alla giornata europea quando le gelaterie propongono per es. una pallina gratis a tutti in bambini, oppure presentano il gusto d’Europa. Ma ci devono essere le proposte delle gelaterie per poterle riportare. Anche qui sembra che molti soci non ritengano opportuno attivarsi per attirare l’interesse dei propri clienti per il mestiere e per questo riconoscimento a livello europeo del buon gelato italiano.

Oltre all’interesse per gusti e trends, tema di grosso interesse nei media a inizio di questa stagione è stato ed è sempre più il classico tema del prezzo pallina. Domanda inevitabile in ogni intervista, la cui risposta da parte mia si dilunga in tirate pedagogiche -educative di ogni singolo giornalista all’altro capo del filo, su come il prezzo di una pallina sia semplicemente il risultato di un calcolo aziendale dei costi e come questo calcolo possa cambiare, a seconda delle variabili: località, dove si trova la gelateria, grandezza di questa, solo per asporto o con molto personale di servizio, costi di assicurazioni, iscrizioni alla camera, consumi energetici, scelta degli ingredienti, etc. E poi ricordando a tutti, perché nessuno lo sa che il costo del gelato artigianale viene calcolato a peso e non in litro come fa l’industria. Il gelato non è, e non può essere un prodotto, anacronisticamente chiuso in una bolla di sapone, fermo ai costi di quarant’anni fa, imprigionato nei ricordi d’infanzia di qualche giornalista demente. Eppure in Germania esiste una cultura arbitraria, che regola il costo di alcuni generi alimentari indipendentemente dai costi aziendali, nota sotto l’etichetta “billig”. E il gelato artigianale degli italiani è da sempre stato etichettato come “billig”, prodotto di basso prezzo e automaticamente di bassa qualità. Anzi se qualche gelatiere, in particolare nelle piccole cittá, si azzarda ad allineare un po’ il prezzo sui suoi costi attuali, viene guardato male e in alcuni casi paragonato a un ladro. E’ così triste constatare che anni di adattamento a questa cultura imposta del “billig”, per paura di irritare il cliente, per timore di avere la stampa aizzata contro, ha, anno dopo anno tacitamente confermato che il gelato degli italiani è un prodotto di basso prezzo. E’ normale che un gelato prodotto industrialmente, conservato in un frigo standard e venduto ovunque, sia piú costoso e nessuno ha nulla da dire, mentre il gelato prodotto fresco quotidianamente, venduto in un ambiente curato e con servizio, deve essere per forza a basso prezzo. Questa situazione sta diventando un dilemma tragico, che rischia di danneggiare l’immagine del prodotto e della categoria stessa. Il gelato artigianale di qualità non può essere un prodotto a basso prezzo, ma è e deve essere un prodotto fresco, da vendersi a prezzo reale! Su questo dobbiamo noi tutti riflettere e lavorare per attivare tutti insieme un cambio di percezione.

Annalisa Carnio