Prezzo pallina sempre in primo piano

Se nelle stagioni passate, eravamo abituati ad avere l’attenzione dei media sul tema prezzo pallina durante l’estate, quest’anno è partita la valanga ancora prima che iniziasse la stagione

L’aumento a livelli astronomici del prezzo delle stanghe di vaniglia a gennaio è stato il pretesto per la stampa di occuparsi con grande impeto dell’eventuale aumento a catena del tanto amato gelato alla vaniglia. E da allora, e siamo ormai a fine stagione, l’interesse per un eventuale aumento del prezzo pallina non si è calmato un istante, indipendentemente dal cattivo o bel tempo.

Sono anni che il nostro ufficio stampa lavora a un cambio di percezione di questa realtà affinché non ci siano notizie discriminanti o forme di aizzamento dei media contro le singole gelaterie o la categoria in generale. Sorprendente è la constatazione che il tema a distanza di mesi gode sempre di altissima attenzione (molto più della guerra civile in Siria, del tema profughi in Europa o delle prossime elezioni politiche in Germania). Con l’attenzione sempre alta, si ingrandiscono gradualmente gli spazi sui giornali, così come aumenta vertiginosamente il numero di articoli che parlano sempre di questo.

E’ incredibile il numero di interviste, che ho dati su questo tema a partire da gennaio, il numero di articoli usciti, i molteplici post su accounts Facebook dei soci Uniteis, su cui mi sono inserita per proteggerli. Sono usciti articoli con le cartine della Germania e il prezzo indicato per città e per paese, sono state pubblicate statistiche sull’evoluzione del prezzo pallina. Siamo sbalorditi dell’eccesso di attenzione per tutto questo. Ma tirando le somme l’informazione sul prezzo pallina sta vivendo una fase di approfondimento e sta cambiando il modo di scrivere su questo tema.

Come avevo giá scritto in questa sede due anni fa, continua da parte mia ininterrottamente il lavoro educativo di spiegare ai giornalisti in dettaglio come il prezzo della pallina sia il risultato di un conteggio delle spese aziendali e quindi una variabile in sintonia con le spese mensili della gelateria in questione. Non a caso il trend attuale è l’apertura di piccole gelaterie, con self-service, riducendo in blocco costi di affitto e di personale.

L’altro cardine importante e attuale su cui lavoro nella mia comunicazione, è cercare di far capire che la pallina non è un’unità di misura sempre uguale. E poi il suo peso si è triplicato da 40 anni a questa parte. Cosa che molti giornalisti continuano ancora a non capire è che il gelato artigianale va calcolato in peso e non in aria e il peso di una pallina per es. nel 1970 era di circa 25/30 grammi. Oggi abbiamo palline da minimo 90, fino a 100 e addirittura da 120 grammi.

Un terzo cardine su cui lavoro nella comunicazione è promuovere una percezione reale di questo prodotto. La Germania è il paese in cui il gelato artigianale continua a essere “percepito” come un prodotto “billig”, perché è legato al ricordo della sua prima presenza sul territorio negli anni ’60. A quel tempo molte delle persone, che lavoravano in gelateria, erano familiari e parenti, che non venivano pagate equamente e molto spesso non si versava loro neanche i contributi sociale e pensionistici. E su questo innesto la discussione con il giornalista: desidera diffondere l’informazione di preferire personale non pagato secondo tariffa sindacale, o addirittura retribuito in nero, commettendo un reato grave pur di garantire al consumatore un gelato “billig”?

Per finire aggiungo che ovunque in Europa il gelato costa di più che in Germania. All’estero i colleghi definiscono il fenomeno tedesco del gelato a sottoprezzo come atto di rimozione del reale valore del gelato artigianale e sono stati proprio i gelatieri italiani a innestare questo processo di svalutazione del prodotto, in quanto timorosi della reazione dei propri clienti hanno gradualmente svenduto il loro gelato a prezzi sempre piú bassi e comunque non in relazione con l’aumento dei costi di gestione di una gelateria.

Concludendo è fondamentale focalizzare l’attenzione sul gelato artigianale come prodotto di qualità, sul suo valore e relativo prezzo. Dobbiamo cambiare a 360 gradi la percezione di questo prodotto, semplicemente perché i tempi, le regole e i costi di mercato sono cambiati. Sono convinta che chi offre un prodotto di qualità percepibile, nel sapore e nell’immagine non avrà critiche da parte dei suoi clienti, se il prezzo ormai non è più quello di qualche anno fa.

Dr. Annalisa Carnio
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